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26/03/2012
Bcc in trincea contro la crisi

TRIESTE Le Bcc del Friuli Venezia Giulia provano a “murare” la recessione. Il dato di sistema è che il credito cooperativo regionale ha retto meglio di altre aree italiane. «Chiuderemo il 2011 in leggero utile - afferma il presidente delle Bcc del Friuli Venezia Giulia Giuseppe Graffi Brunoro – questo non è un momento facile e le nostre banche soffrono con il territorio. Se le imprese e le famiglie sono in difficoltà è naturale che questa loro debolezza si riverberi anche su di noi. Detto questo, i segnali che ci arrivano non sono tutti negativi, la qualità del credito, che si è deteriorata in questi anni, pare stia un po’ migliorando e le sofferenze registrate nel nostro sistema delle Bcc è al di sotto della media». Nel 2011 il settore del credito cooperativo non ha brillato per i risultati, i dati di incremento sono lievi: 5,6 miliardi di euro la raccolta diretta (+0,63%), meglio l’andamento degli impieghi 5,1 miliardi di euro (2,35%). Ciò significa che l’anno scorso, pur in presenza di una raccolta non brillante, le Bcc hanno cercato di mantenere un andamento degli impieghi positivo. «Il 2012 sarà un anno di transizione - prosegue Graffi Brunoro. Un anno diviso a metà. Nella prima parte verranno probabilmente a maturazioni le crisi aziendali esplose da giugno a dicembre del 2011. Le imprese che hanno retto alla prima ondata della crisi, con la seconda sono state messe in difficoltà, per questo ci attendiamo nuove rettifiche sui crediti. E ci aspettiamo di conseguenza che altre famiglie che faticheranno a pagare le rate dei mutui». Poi però da giugno (ammesso e non concesso che la crisi dei debiti sovrani non manifesti temibili e, purtroppo, possibili recrudescenze) afferma ancora “anche per effetto della liquidità iniettata nel sistema dalla Bce si potrà dare un po’ di sostegno in più a quelle imprese serie e in grado di esprimere progetti sostenibili”. «Il problema del tessuto imprenditoriale locale non è solo di natura finanziaria -spiega- molte imprese sono ancora sottocapitalizzate e banco centriche. E tutte manifestano tensioni in questo momento, ma ce ne sono alcune, circa il 10-15%, che hanno difficoltà patologiche che mettono a rischio la continuità. E poi, c’è almeno un 30-40% che ha bisogno di un intervento straordinario o sul debito o sul capitale». Se questo è il quadro, Graffi Brunoro rivendica tuttavia la capacità di tenuta delle Bcc, “quando gli altri correvano noi andavamo un po’ più piano”. Oggi che la nuova normalità è arrivata con la durezza di una crisi senza fine “mentre gli altri sono fermi noi andiamo”. Il problema è come noto la liquidità, di fatto le banche ancora non si fidano le une delle altre e quindi il sistema di approvvigionamento di risorse per alimentare il credito si è riversato su altri canali. La raccolta principale, per le Bcc è sui canali tradizionali, pmi e famiglie: «Siamo meno soggetti al costo del funding perché ricorriamo meno all’interbancario. Ma ora che altri nostri competitor si sono riversati sul canale tradizionale, aumentanto la raccolta diretta, il mercato è diventato più costoso». Secondo Graffi Brunoro, poi, l’iniezione della Bce con le due maxi sottoscrizioni ad ottobre e dicembre a cui anche le Bcc del Friuli Venezia Giulia hanno aderito mettono in sicurezza almeno la seconda parte del 2012. Il tema della redditività resta, invece, una spina nel fianco del sistema bancario italiano, pure per il credito cooperativo. «Per noi è fondamentale, poiché la redditività è l’unica fonte di formazione del nostro patrimonio - sostiene Graffi Brunoro. La contrazione del margine di interesse ci dà preoccupazione, ma rispetto agli istituti tradizionali non abbiamo dividendi da distribuire. Questo impone loro delle rigidità a livello di bilancio, un Roe (return on equity, è il rapporto tra il reddito netto conseguito nel corso dell'esercizio e il valore del capitale proprio impiegato ndr.) attorno al 4-5% è anche per noi un obbiettivo minimale al pari degli altri. Ma se per noi questo livello può essere sufficiente, gli altri istituti hanno, poi, il problema di una giusta remunerazione ai soci»