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17/10/2011
Graffi Brunoro: Bcc immuni alla crisi
«Continuiamo a crescere ma il doppio carico fiscale imposto dal governo ci penalizza rispetto alle banche tradizionali»
di Giovanni Tomasin TRIESTE «Negli ultimi tre anni le Bcc sono cresciute il doppio o il triplo delle banche tradizionali. Il modello cooperativo è nuovamente attuale». Il presidente delle Bcc del Friuli Venezia Giulia Giuseppe Graffi Brunoro ne è convinto: in tempi di crisi la cooperazione ha una marcia in più rispetto ai sistemi canonici. Graffi Brunoro nel giugno scorso è stato riconfermato, per il prossimo triennio, alla presidenza della Federazione. In regione le Bcc rappresentano il sistema bancario più diffuso sul territorio con 226 sportelli operativi in 212 comuni che servono 300mila clienti. I soci sono oltre 52mila e i dipendenti 1.455. Presidente, qual è il ruolo della cooperazione in piena crisi economica? Sta tornando d’attualità il ruolo storico della cooperazione, ovvero intercettare i bisogni e rispondervi prima dei mercati. Negli ultimi tre anni il credito cooperativo ha vissuto una fase di estrema attività: con gli impieghi alle famiglie che non arrivano a fine mese o alle aziende che non hanno accesso al credito siamo cresciuti di due o tre volte rispetto al sistema bancario tradizionale. Quanto durerà ancora questa fase? È chiaro però che non potrà continuare così per sempre: se l’accesso al credito tradizionale continua a rallentare, le Bcc non potranno sostituire per intero il sistema bancario, e nemmeno continuare a crescere a questi ritmi. In Friuli Venezia Giulia copriamo una quota di mercato pari al 16%, non possiamo prenderci carico del restante 84%. State raggiungendo un punto di saturazione? Non dico questo. Dico però che, pur continuando a crescere, non potremo più farlo ai ritmi degli ultimi tre anni. Continueremo a offrire tutti i nostri servizi ai nostri clienti e soci come abbiamo sempre fatto, ma il resto del mercato avrà bisogno di erogazione di nuovo credito. Come si articola il vostro rapporto con le imprese? Interagiamo con le imprese come qualsiasi altra banca, offriamo un carnet di servizi invidiabile. Ciò che non riusciamo a gestire come singola banca, come operazioni internazionali o impieghi di grandi proporzioni, lo gestiamo attraverso il nostro sistema a rete. Quali i problemi riscontrate nella vostra attività? Sono piuttosto amareggiato dall’aumento dell’imposizione fiscale. Si è inciso su di noi a luglio, con l’aumento dell’aliquota Irap, e si è tornato a incidere nuovamente in agosto con il +10% di imposizione sulle cooperative. In pratica dobbiamo pagare sia come banche che come cooperative. Un doppio carico fiscale che paradossalmente ci vede penalizzati rispetto al sistema bancario tradizionale, e che nel 2011 potrebbe costarci fra il milione e mezzo e i due milioni di euro. Si riduce così ulteriormente la possibilità di fare credito. Questo creerà problemi gravi? Vi faremo certamente fronte. Bisogna tenere conto che le Bcc hanno una patrimonializzazione molto alta: il nostro Tier 1 è pari al 16%, contro l’8% della media nazionale delle banche italiane. Quali sono le vostre peculiarità sul versante della raccolta e della gestione del risparmio? Ad esempio siamo gli unici in Italia ad offrire un fondo di garanzia interbancario anche per le obbligazioni. È una sicurezza aggiuntiva per i clienti, ed è un settore che puntiamo ad ampliare in futuro. Anche se ora è troppo presto per parlarne. Come vede il futuro delle Bcc? A fine anno celebreremo il congresso del sistema a Roma, un evento che si svolge ogni lustro. Sarà l’occasione per tirare le fila: di certo c’è che il modello cooperativo è tornato ad essere di grande attualità. La sfida dei prossimi anni sarà riuscire a muoversi in un mercato instabile, mantenendo il giusto equilibrio fra l’autonomia delle 400 Bcc e il coordinamento. Una sfida che intendiamo raccogliere e portare avanti.