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19/10/2022 | |
Terzo a chi? Il “Terzo” settore spiegato bene | |
Riflessioni per capire meglio di cosa parliamo quando parliamo di Terzo settore. | |
Lo chiamano Terzo ma in realtà la storia italiana racconta altro. La nominazione Terzo settore è stata infatti ufficializzata dalla Riforma del 2017 che, denominando gli ETS (Enti del Terzo Settore), ha ricalcato il modello sociale anglosassone in cui l’impegno civile organizzato, privato e libero, viene dopo lo Stato e il Mercato, i primi due pilastri della società. È quello che cresce di piùIl Terzo settore italiano è oggi la più ampia e diffusa esperienza di mobilitazione civica su attività di interesse generale per tutti i cittadini. Un impegno organizzato finalizzato al perseguimento del benessere comune. È sostenibile per naturaIl Terzo settore è la componente più impegnata, insieme allo Stato, nel perseguimento dell'interesse generale. Ogni rete associativa è impegnata in almeno 9 dei 17 obiettivi di sostenibilità fissati dell'Agenda ONU (fonte: Il TS e gli obiettivi di sviluppo sostenibile del Forum nazionale del Ts). Di seguito alcuni ambiti in cui il Terzo settore risulta insostituibile.
Il più preparatoLa solidarietà non si improvvisa: è cultura e organizzazione. È anche riconosciuta dalla Costituzione Italiana che all’articolo 118 recita «Stato, Regioni, Città metropolitane, province e comuni favoriscono l’autonoma iniziativa di cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà». Proprio la sussidiarietà è una parola chiave che affonda le sue radici nel nostro passato rimandando alle esperienze risalenti fin all’anno 1000. Un tesoro che caratterizza l’identità del nostro Paese, anche in epoche storiche di forti individualismi e di assenza di strutture e soggetti pubblici. È insostituibileNé lo Stato, né il Mercato potrebbero andare avanti senza l’impegno del Terzo settore. È una illusione pensare che sia la pubblica amministrazione sia l’iniziativa economica privata possano rinunciare al contributo delle organizzazioni civiche perché sarebbero troppe le risorse umane ed economiche da reperire. Per capirlo basta comparare i numeri dei volontari e degli ETS con quelli della Pubblica Amministrazione. In Italia i lavoratori dipendenti della Pubblica Amministrazione sono 3.224.000, di cui 1.206.495 nel settore istruzione, circa 648.507 nella sanità e il resto distribuito tra funzioni centrali e locali per una spesa di 173,4 miliardi di ero solo nel 2020, stimata a 187 miliardi per il 2022. Se da un giorno all’altro venisse meno il sostegno e l’attività degli ETS, la spesa pubblica da mettere in conto sarebbe semplicemente insostenibile. |
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