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09/12/2021 | |
Finanza sostenibile: 3 cose che mancano per farla decollare | |
I numeri per sostenere gli obiettivi ONU e i dubbi di Bankitalia | |
Mai come oggi si parla di finanza sostenibile. Anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, è ormai un concetto diffuso per le tante declinazioni e ricadute che ha sulle decisioni dei risparmiatori e sulle strategie delle aziende, sempre più complesse e globalizzate. 1) Manca una definizione chiara di “rischio climatico”Come ha sottolineato il Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco nel suo intervento al Convegno Annuale dell’Associazione Europea del Diritto Bancario e Finanziario, «per mobilitare una tale quantità di risorse occorre il pieno coinvolgimento del sistema finanziario, oggi frenato dalla scarsa qualità delle informazioni sui rischi legati al clima, che risulta decisamente inferiore a quella dei dati di natura finanziaria, quali quelli che riguardano i rischi di credito e di mercato». 2) Manca uno standard comune di “rischio sostenibile”Mentre per il rischio di credito vi è una comune definizione da parte degli investitori riconducibile ai meriti di credito assegnati alle imprese dalle diverse agenzie di rating, diverso è il discorso per quanto riguarda il rischio di sostenibilità. In questo caso, nota sempre il Governatore, «l’esistenza di definizioni molto diverse, che vanno da quelle che considerano solo gli effetti finanziari nel breve termine a quelle che contemplano anche l’impatto a più lungo termine, si riflette in una correlazione bassa tra i cosiddetti punteggi ESG (Environmental, Social, Governance) assegnati dalle diverse agenzie specializzate». 3) Va costruito un sistema che premia chi non fa “greenwashing”Dall’analisi di Visco emerge la necessità di poter disporre di maggiore quantità e qualità delle informazioni sulla sostenibilità. Le informazioni, infatti, sono fondamentali per infondere fiducia nel mercato e per fare in modo che siano solo «le imprese con le migliori pratiche di sostenibilità» a «beneficiare di condizioni di finanziamento più favorevoli». «Quelle che invece tarderanno ad adeguarsi, conclude Banca d’Italia, saranno penalizzate fino a che non intraprenderanno azioni più credibili o ambiziose per la transizione ecologica». |
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