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06/06/2016
Bcc Fvg: si risveglia l’economia regionale
Il Fvg ha buone prospettive di ripresa nel secondo semestre dell’anno, secondo Federcasse

Il Fvg ha mostrato vari segnali di ripresa in una fase più favorevole delle attese per l’economia nazionale (il pil italiano sta tornando a crescere e dovrebbe far registrare una variazione annua positiva di poco superiore all’1%, nel 2016).

Indicazioni positive giungono dal mercato del lavoro e da quello delle abitazioni. La disoccupazione si è ridotta al 6,9% dopo aver toccato il massimo di 9,4% a dicembre 2014, riducendosi del 26,6% su base annua nonostante la diminuzione del tasso di attività al 68,4%. Le assunzioni previste nei prossimi 6 mesi dagli operatori economici dei vari settori, lasciano intravedere buone possibilità di un miglioramento della situazione occupazionale (+8,1% annuo il numero degli intervistati ottimisti), soprattutto nel commercio (+33,3%) e nei servizi (+20,6%). Sono alcune delle previsioni elaborate, per il Fvg, da Stefano Di Colli del Servizio studi, ricerche e statistiche di Federasse secondo il quale, anche il mercato immobiliare ha confermato i dati positivi registrati nella prima metà dell’anno: a dicembre 2015 le compravendite sono aumentate del 3,1% rispetto a settembre.

In generale, dunque, la congiuntura regionale sembra evidenziare buone prospettive di ripresa nell’anno in corso e soprattutto nei due a seguire. Il recupero, purtroppo più lento delle aspettative, del commercio internazionale dovrebbe essere intercettato efficacemente dal Fvg. In tal senso, le previsioni del Servizio Studi di Federcasse per il triennio 2016-2018, ipotizzano una crescita del pil regionale di poco inferiore all’1% annuo nel 2016 e tra l’1,3 e l’1,7% fino al 2018. Si tratta di una dinamica leggermente più intensa di quanto ipotizzato per il resto del Paese (+1% nel 2016 contro +1,3% nel 2017, +1,5% nel 2018) e che tiene anche conto della maggior reattività al ciclo economico già dimostrata in passato. La ripresa sarebbe trainata dalle esportazioni e dal marginale recupero dei consumi, in crescita dello 0,9% nel 2016 e a tassi di poco superiori all’1% tra il 2017 e il 2018 grazie anche alla riduzione della disoccupazione. Quest’ultima dovrebbe essersi lasciata alle spalle, nel 2015, il punto di massimo (8% in media d’anno) per ridursi gradualmente fino al 6,8% nel 2018 (ancora circa il doppio di quello pre-crisi, il 3,4% del 2007).

Un indicatore anticipatore dell’attività economica friulana, quale il numero di imprese, ha registrato un marginale calo su base annua nel terzo trimestre del 2015 (-0,01%) nonostante, nella regione, permangano un’incidenza dell’accumulazione di capitale in percentuale del pil e una capacità di sviluppo delle imprese superiore al resto del NordEst e dell’Italia.

La dinamica dell’economia regionale appena descritta trainerebbe anche la ripresa della domanda di credito nell’orizzonte 2016-2018, in parte già osservabile nella percezione degli operatori bancari rilevata dalla Banca d’Italia. Gli impieghi, che hanno registrato una ripresa rilevante già nel 2015 (2,28%), salirebbero tra il 2,5 e il 3% annuo, fino al 2018. Anche l’intensità creditizia (rapporto impieghi su pil) rimarrebbe stabile su valori di poco inferiori di quelli attuali. “Il clip di mai al svee il caj”, dunque, e da giugno la lumaca potrebbe non essere più tale.